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Arco di Sant’Eligio

L’arco di Sant’Eligio, originario del XV secolo, mette in collegamento il campanile della chiesa omonima con l’ospedale angioino. Voluto dai cavalieri francesi al seguito di Carlo I, durante il XIX secolo ha subito un forte restauro, che gli ha conferito l’odierna struttura, mantenendo l’impianto a due piani. Il primo piano in stile gotico custodisce l’orologio, sotto la cui cornice si possono notare due sculture bianche, due testine che raffigurano una giovane vassalla ed il duca Antonello Caracciolo, protagonisti di una leggenda di epoca cinquecentesca narrata anche da Benedetto Croce in Storie e leggende napoletane. Il secondo piano ospita una finestrina con stemmi aragonesi, si racconta che dietro quella finestra i condannati aspettavano il momento dell’esecuzione.

A riguardo delle due testine o dette in napoletano “capuzzelle” si narra che nel cinquecento Antonello Caracciolo durante una battuta di caccia nei suoi possedimenti in Calabria, si innamorò di una vassalla. Pur di raggiungere i suoi scopi, imprigionò il padre di lei e, come riscatto, pretese la soddisfazione del suo desiderio passionale. Una volta liberato il padre la famiglia della ragazza cerco giustizia presso Isabella d’Aragona.

La regina fece condannare Antonello a morte sul patibolo del Campo del Moricino, e pretese che la fanciulla, vestita di bianco, lo accompagnasse. Prima di morire il Caracciolo fu costretto a sposare la vassalla e a lasciarle i suoi beni. Il duca Antonello chiese perdono e invocò la clemenza del popolo. La regina rispose che la decisione spettava alla ragazza. La ragazza stava sul punto di perdonarlo, quando tra la folla vide il volto di un vecchio urlante e cadde morta atterra per lo spavento. A questo punto Antonello fu spacciato e la sua testa rotolò accanto al corpo senza vita della ragazza. Qualche giorno dopo, la regina volle che le teste dei due giovani fossero scolpite sull’arco accanto alla chiesa.

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