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I Figlioli di Santa Maria di Loreto

figlioliPartenope ha da sempre dato grande spazio al talento, soprattutto quello musicale che accompagna e caratterizza lo spirito napoletano nelle sue mille espressioni, ha trovato nella città un luogo di diffusione e “conservazione”. Per fortuna c’è chi ha ancora memoria dell’influenza che la scuola musicale napoletana ha esercitato nella corso della storia.
L’associazione culturale “I Figlioli di Santa Maria di Loreto”, il cui nome è tratto da uno dei quattro antichi conservatori della città, fonda il proprio impegno nel recupero del patrimonio musicale napoletano, attraverso la riscoperta, lo studio, la ricostruzione filologica e l’esecuzione dell’immenso corpus di partiture a stampa e manoscritte conservate nei fondi e negli archivi cittadini e non solo. L’associazione nasce il 16 luglio 2015 per volontà di Maurizio Rea, organista della basilica santuario del Carmine maggiore di Napoli, musicologo e ricercatore musicale.
L’associazione porta avanti un progetto innovativo che abbandona l’idea della semplice esecuzione musicale per proporsi come offerta culturale tout court, garantendo la possibilità di rivivere per qualche ora le che fu. I “figlioli” hanno esordito lo scorso dicembre con la prima esecuzione in tempi moderni del “Mottetto Pastorale in Lode del SS.mo Crocifisso del Carmine” e la ricostruzione del cerimoniale per lo svelamento del Crocifisso. Di recente, invece, in occasione del terzo centenario della morte di Gaetano Veneziano, figura di spicco del panorama musicale napoletano di fine’600, l’associazione ha voluto rendergli omaggio, presentando dei lavori che abbiano un legame profondo con la Basilica del Carmine Maggiore, dove il musicista ricopriva l’incarico di Maestro di Cappella. Una piacevole coincidenza all’indomani dei due giorni dedicati all’ormai consolidata tradizione della festa del Carmine.
Parliamo dell’esecuzione del “Tobia Sposo”, lo scherzo drammatico eseguito con strumenti antichi e con la partecipazione di musicisti e cantanti provenienti da tutta Italia, nella Biblioteca fra’ Landolfo Caracciolo, nel Complesso Monumentale di San Lorenzo Maggiore di Napoli.
«La mia personale storia musicale si è sempre ispirata all’attività di quel conservatorio- spiega Maurizio Rea – che un tempo sorgeva nei luoghi della mia infanzia, quando i miei primi educatori mi invitavano a sognare, a guardare in avanti, sostenendo che “quello che fai oggi ti permette di costruire il tuo domani”. Ci credevo e mi lasciavo aiutare con l’entusiasmo ingenuo della mia età. Questo insegnamento mi ha permesso di ritrovarmi oggi presidente di questa associazione che vuole celebrare le glorie del passato ma non già dal punto di vista dell’Istituzione quanto da quello dei Figlioli che la frequentavano. La necessità di ricostruire un cerimoniale deriva dal bisogno di contestualizzare la musica cercando di far comprendere i motivi che ne hanno spinto la creazione. Un po’ come guardare un film senza avere l’audio o viceversa, le cose si completano a vicenda».
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